La voce a te dovuta

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Pubblicato il 03/07/08 da Caffè Bohémien

[Pedro Salinas, La voce a te dovuta, Torino, Einaudi, 1979]

«Perché hai nome tu, / giorno, mercoledì? / Perché hai nome tu, / tempo, autunno? Allegria, pena, sempre / perché avete nome: amore? Se tu non avessi nome, / io non saprei che cos’era, né come, né quando […]».

E voi, sapete cos’è l’amore? Io credevo di averne letto abbastanza, ma sbagliavo. Non avevo mai letto Salinas.
“La voce a te dovuta”, edita nel 1933, è un lungo canto, intenso e coinvolgente, che si dipana per settanta componimenti. Una voce “dovuta” all’amata e al suo amore, interlocutori e fonti d’ispirazione allo stesso tempo, una voce capace di rinnovare a ogni nuova pagina la meraviglia, la bellezza e il terrore di questo sentimento. Amore per Salinas è emozioni quotidiane, oggetti familiari, spunti immediati: la conoscenza, l’esaltazione dell’incontro, i momenti e le piccole cose condivise, il dubbio e il dolore, e poi la dimensione nuova del ricordo.

«Ciò che tu sei / mi distrae da ciò che dici. Lanci parole veloci / inghirlandate di risa, / e m’inviti ad andare dove mi vorranno condurre. Non ti do retta, non le seguo: / sto guardando le labbra dove sono nate […]».

Ma amore, per chi, come il poeta madrileno, attinge a una sensibilità insolita e matura, è anche impulso incessante verso una meta invisibile, esigenza di trascendere, in questo slancio amoroso, le costrizioni del tempo, la realtà instabile del mondo, la mutevolezza stessa di chi si ama. È l’amore che, nel solco della tradizione neoplatonica, diventa volontà inesauribile di conoscere e impulso a realizzarsi oltre il contingente.

«Al di là di te ti cerco. / Non nel tuo specchio e nella tua scrittura, / nella tua anima nemmeno. / Di là, più oltre. Al di là, ancora, più oltre / di me ti cerco. Non sei ciò che io sento di te. / Non sei / ciò che mi sta palpitando con sangue mio nelle vene, / e non è me. / Al di là, più oltre ti cerco […]».

E tutto il libro è anche una cronaca di questa ricerca di assoluto, in un dialogo essenziale tra un “io” e un “tu” privati di ogni storia, colti in un anonimato e una nudità eterni che li rendono universali. E se credete che per parlar d’amore in modo nuovo serva un linguaggio inusuale o di rottura, provate a leggere queste poesie.
La loro magia più grande è forse la capacità di dare inaspettate sfumature a parole semplici: sembra che una forza insolita, intensa e insieme delicata, un respiro sconosciuto e ampio, emerga da quella lingua che tutti i giorni usiamo.
Il segno di una ricerca espressiva intima e sotterranea che si è felicemente compiuta.

Tatjana Toscano

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1 Commento

  1. Anonimo |

    e' una delle mie poesie preferite...Pedro Salinas e' unico..

     

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